E’ necessario conoscere il ciclo di vita della mosca olearia per poterla contrastare.
La mosca olearia (nome scientifico Bactrocera oleae ) è considerata la principale avversità fitosanitaria in olivicoltura. Per la sua incidenza sul raccolto in annate di infestazioni elevate si possono riscontrare cascole che possono arrivare anche al 90/100 % della produzione (soprattutto su olive da mensa ).
La Bactrocera oleae è una specia carpofaga, si nutre cioè di frutti. La sua larva è una vera e propria minatrice della drupa dell’olivo. L’adulto si ciba prevalentemente di frutti del genere Oleae .
Ha una longevità notevole che arriva fino a 7/9 mesi ed è in pratica sempre presente in uliveto. Ha una lunghezza di 4/5mm, è di colore castano chiaro, ha il capo giallastro e gli occhi verde bluastro , le ali sono trasparenti con una macchietta apicale bruna. Nella femmina è facilmente riconoscibile l’ovodepositore che si trova nella parte inferiore dell’addome.
La larva è di colore bianco giallastra e passa 3 età di sviluppo che vengono svolte dentro l’oliva scavando gallerie inizialmente filiformi ma che arrivano a fine stadio a raggiungere il diametro di 1-1,5 mm alla fine delle 3 settimane di sviluppo. La deposizione avviene con temperature comprese da 20 e 27 gradi, umidità atmosferica elevata e quando le olive iniziano ad avere una dimensione tale da permettere l’ovodeposizione.
Una volta capito il ciclo vitale e come colpisce è necessario pensare alla strategia da usare nel biologico. Uno strumento importantissimo che oggigiorno abbiamo sempre a disposizione e che viene redatto ogni settimana in maniera professionale sono i bollettini fitosanitari. Ogni regione ne redige uno con le principali patologie. Nel periodo “caldo ” della lotta alla mosca olearia viene data particolare importanza alle notiziesul suo grado di infestazione.
A tal proposito ho chiesto ad Alan Mechi ( tecnico del monitoraggio del Friuli Venezia ) di scrivere delle considerazioni sui monitoraggi che ogni anno fa :
“Solitamente la mosca dell’ olivo depone da 70 a 100 uova nella sua vita e se il suo ciclo vitale risulta accelerato (complici le temperature ottimali di sviluppo) risulta evidente che in poco tempo avremo un’ infestazione dacica esponenziale.
Nel biologico bisogna quindi intervenire anticipatamente a seconda della fase fenologica più propizia ed in base alle catture rilevate nella trappole. Converrà quindi posizionare trappole di cattura massale, esche adulticide o utilizzare prodotti repellenti quali rame o caolino. La strategia vincente nel biologico risulta tutt’ ora, la combinazione di questi prodotti nella tempistica corretta ed in base all’ andamento meteorologico. Già dai primi campionamenti di olive e dal successivo controllo delle drupe si può calcolare, quale sia la percentuale d’ infestazione attiva.
Il secondo passaggio si fa per verificare la presenza della larva di prima età, (riconoscibile visivamente perché presente verso l’ esterno della drupa con una piccola galleria marroncina).
Quella di terza età, che presenta un apparato masticatore completo, causa il danno maggiore producendo gallerie più grandi indirizzate verso il nocciolo.
Va ricordato che inizialmente il dittero prediligerà le drupe più grosse dove potrà assicurare alla sua progenie più nutrimento possibile.
Va ricordato che nel biologico dobbiamo cercare di prevenie non potendo usare insetticidi citotropici che possono uccidere la generazione larvicida già insita dentro le drupe delle olive.
La salvaguardia del raccolto deve essere organizzata attentamente. Eventuali errori andranno infatti ad arrecare danni di tipo quantitativo e qualitativo.
Danni quantitativi saranno dati dalla percentuale di olive che cadranno dopo lo sviluppo della larva e per la quantità di polpa divorata dalla crisalide dentro le drupe.
L’aspetto qualitativo sull’olio prodotto è compromesso in caso di infestazioni di Bactrocera oleae a causa della rottura delle cellule che l’azione di questa carpofaga produce. Ciò determina un aumento di acidità libera, del numero dei perossidi, del valore K232* e dell’aumento di fermentazoni e ossidazioni che inducono nell’olio processi degradativi che diventano veri e propri difetti che alterano al qualità.
Vi riporto la definizione di uno dei difetti che rileva un panel nelle valutazioni di un olio:
Verme : Flavour (sentore) caratteristico dell’olio ottenuto da olive fortemente colpite da larva di mosca olearia dell’oliva.
A tale proposito vi ricordo che un olio con un difetto anche lieve non può essere classificato come extravergine, con tutte le ripercussioni economiche e legislative che ne conseguono.
Buon olio bio a tutti 🙂
Legenda*
- K232: misura l’assorbimento della luce ultravioletta ad una lunghezza d’onda di 232 nanometri e ci indica se la struttura dell’olio si è modificata in seguito all’ossidazione (in termini tecnici, se si formati dei doppi legami coniugati). Questo paramento può aumentare se le olive sono eccessivamente mature, danneggiate o attaccate dalla mosca, se la gramolazione avviene in condizioni non ottimali e se c’è un aggiunta fraudolenta di olio rettificato. Condizioni, che all’analisi sensoriale, possono essere rilevate attraverso la presenza di difetti quali verme o cotto.
Secondo la normativa vigente il valore massimo per l’olio extra vergine è 2,5. - La fenologia è la scienza che si occupa della classificazione e registrazione degli eventi rilevanti nello sviluppo degli organismi, in particolare di quelli pecilotermi, cioè incapaci di regolare la propria temperatura in modo indipendente da quella ambientale, come ad esempio le piante e gli insetti.
La fenologia vegetale in particolare si occupa della definizione delle fasi di sviluppo (o fasi fenologiche) delle piante in particolari scale fenologiche e della registrazione delle date in cui esse si verificano nei diversi ambienti. Se le piante oggetto di osservazione sono coltivate siamo nel campo della fenologia agraria o agrofenologia.
Fonti Wikipedia, Olivicoltura di Alfei, Pannelli, Ricci e contributo di Alan Mechi ( tecnico Friuli Venezia Giulia ).